Le grandi frane caratterizzate da movimenti lenti, comprese sia le deformazioni gravitative profonde di versante (DGPV) che le grandi frane in roccia, sono molto diffuse nell’arco alpino (Agliardi et al 2013; Crosta et al, 2013). Questi fenomeni sono caratterizzati da un’evoluzione temporale che va dalle migliaia alle decine di migliaia di anni e possono essere soggetti a un’evoluzione parziale o totale “da lenta a veloce” e a un collasso catastrofico.
Le grandi frane in roccia si evolvono attraverso processi di rottura progressivi, con un comportamento complesso che può eventualmente portare a processi di creep terziario e collasso (Agliardi et al, 2001; Crosta e Agliardi, 2003; Riva et al., 2018). Tuttavia, questi fenomeni vengono solitamente identificati quando sono già maturi e quindi difficili da prevedere.
Negli ambienti alpini, spesso le frane in roccia vengono riconosciute all’interno di versanti interessati da deformazioni gravitazionali profonde (DGPV). Queste ultime sono solitamente caratterizzate da un comportamento “non catastrofico”, lunga evoluzione temporale e tassi di spostamento lenti, apparentemente costanti (Frattini et al, 2017). Tuttavia, i collegamenti genetici/evolutivi tra grandi frane in roccia e DGPV e il loro possibile utilizzo a scopo predittivo sono ancora inesplorati.
Le grandi frane in roccia interagiscono con centri abitati, reti di comunicazione e infrastrutture (in Lombardia questi fenomeni influenzano direttamente o indirettamente 10 km2 di aree urbane, 10 km di ferrovie, 180 km di strade principali, 100 km di condotte forzate o gallerie collegate a impianti idroelettrici). I rischi connessi a grandi frane non possono essere in genere mitigati da interventi di difesa strutturale a causa dei volumi coinvolti e dei costi associati. Il problema va quindi affrontato in termini di previsione e prevenzione, attraverso la pianificazione territoriale e l’implementazione di sistemi di allerta (Crosta et al 2017). Tuttavia:
- le grandi frane sono poco considerate nelle procedure di pianificazione territoriale esistenti;
- raramente sono previsti studi sistematici in sito;
- in Regione Lombardia non esiste una best practice consolidata per la caratterizzazione e previsione delle grandi frane a scala di sito.
Obiettivi
Il progetto mira a migliorare la conoscenza dei meccanismi, delle attività e del potenziale di danno di grandi frane caratterizzate da movimenti lenti delle aree prealpine e alpine della Regione Lombardia. Attraverso metodi di ricerca innovativi, cerchiamo criteri per identificare le deformazioni gravitative più suscettibili a un’evoluzione progressiva (e potenzialmente catastrofica). Il progetto produrrà e divulgherà nuovi geodatabase, approcci metodologici per la caratterizzazione del potenziale di danno di grandi frane in roccia a scala regionale e locale.
Metodi
Gli obiettivi proposti saranno raggiunti integrando diverse tecniche di analisi su scala sia regionale che locale. Le attività del progetto saranno suddivise in sei Work Packages (WP):
- WP1: costruzione di un nuovo geodatabase focalizzato sulle grandi frane a movimento lento, sviluppato a scala regionale includendo caratteristiche geomorfologiche e morfostrutturali a scala locale.
- WP2: caratterizzazione avanzata dello stato di attività, delle tendenze di spostamento decennali e della cinematica delle grandi frane con l’utilizzo di interferometria radar satellitare.
- WP3: analisi statistiche multivariate tra morfometria, geomeccanica e stato di attività per frane di grandi dimensioni.
- WP4: analisi sito-specifica di casi studio selezionati, per cui verranno effettuate una caratterizzazione del sito, datazioni assolute, monitoraggio e modellazione numerica.
- WP5: geodatabase su scala regionale del potenziale di danno di grandi frane nelle aree alpine e prealpine della Regione Lombardia come contributo alla pianificazione territoriale e alla mitigazione del rischio a scala regionale e locale.
- WP6: piano di divulgazione e comunicazione per raggiungere obiettivi diversi (stakeholder, professionisti, pubblico generale, studenti delle scuole superiori, comunità scientifica e istituzioni finanziatrici) attraverso messaggi specifici e utilizzando mezzi di comunicazione appropriati.